Storie di Carta

Racconto N°3: "Placebo d'amore"

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view post Posted on 20/7/2023, 07:14
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Placebo d'amore

Ho sonno ma la fatica nelle ossa mi impedisce di dormire.
Sono le ore piccole del ventuno di marzo. Anche se ufficialmente è già primavera, questa notte tenta ancora di nevicare.

Ieri mattina mi hanno portato una viola raccolta in giardino.
Era striminzita e sapeva di niente, come tutto in questa bella stagione per modo di dire dove il sole sembra essersi perso per strada e non si è presentato all’appuntamento col suo stesso equinozio.
Povera viola, appassiva solo a guardarla e non c’è stata acqua santa abbastanza da farle rialzare il capo una volta strappata alla terra.
Ripenso a quand’ero bambino.
Le viole allora avevano un colore sfacciato e un odore forte, pungente, quasi di stalla.
I mazzolini legati stretti con il filo verde da ricamo spiccavano nei vasetti, sui candidi centrini inamidati e abbellivano le stanze per settimane intere.
Profumo di violetta dicevano, come fosse stato delicato; mentre io continuavo ad arricciare il naso, i nonni sul comò non ci facevano caso e mantenevano il sorriso nonostante gliele avessero messe quasi in faccia.
Invece, da un po’ di tempo a questa parte, è come se la Terra s’ingravidasse solamente per consuetudine e per noia, sempre nelle stesse date.
Sembra che non le importi di attendere le migliori condizioni, di adattarsi ai suoi stessi mutamenti, quasi sfidasse di proposito la sorte e così esponesse al rischio di enormi difficoltà i propri figli e quelli destinati ad una luce di tepore potessero invece nascere in tempi di freddo e miseria.
Corpi deboli, come il mio.

Però a me appariva tutto normale.
Mia madre mi sorrideva, mi accudiva, mi lavava e mi nutriva a cucchiaini come faceva con gli altri due fratelli più piccoli di me. Non c’era differenza.
Non ce ne fu nemmeno quando compresi che una differenza c’era eccome, quando loro cominciarono ad arrangiarsi con le posate e io no, dal momento che i sorrisi si moltiplicarono.
Sentivo discorsi soffocati che mi davano una spiegazione di contrabbando sul perché: mia madre sussurrare che ero nato prematuro, mio padre piegato in due prometteva al crocefisso di faticare anche per me fino alla fine dei suoi giorni purché non me ne andassi prima io, e il dottore ribadire che purtroppo avrei sempre avuto un fisico infelice e di conseguenza un’esistenza precaria.
Ma le cose intorno a me giravano lo stesso, o me le portavano o mi portavano da loro, e io imparavo tutto.
Anche a non fare promesse, decisi con il tempo: a mio padre si crepò il cuore nel giorno della mia prima laurea, costringendomi a mormorare un grazie al suo cadavere, a denti stretti e lacrime furiose per quella scommessa che si era giocato come ai dadi.
Non so se fu il mio destino, storto solo a metà rispetto al corpo, o tutti i baci che avevo sempre ricevuto in fronte, ma almeno la mia testa funzionava bene.

Sento un brivido rizzarmi i capelli ma non è di freddo.
Le finestre sono ben chiuse e io, del mio giaciglio, non ho spostato nemmeno un lembo di coperta.
Sono i ricordi che mi rincorrono, così veloci da sorpassarmi e farmi credere ancora una volta di essere sempre vissuto senza un futuro da raggiungere. Inutilmente.
E’ paura, che mi invade le viscere e si scarica fra le mie gambe in una cascata di vergognosa impotenza.
Suono il campanello e Flora compare immediatamente, stropicciandosi appena un po’ gli occhi.
“Scusa” le dico “è stato un incidente”.
“Non fa niente” mi risponde ”forse è colpa mia. Le prugne sarà meglio che le mangi io che ne ho bisogno e posso anche correre!” esclama poi, sorridendo come se fosse pieno giorno.
Flora è davvero speciale, sembra nata senza il vizio della differenza.
Delle differenze ne fa un uso tutto suo, compensando ogni suo difetto con una mia virtù, e viceversa.

Quando morì mia madre, comunque, fu la prima volta che toccai il senso della parola disperazione.
Poco m’importava di essere riuscito in tante cose nella vita, ben oltre la sfida primaria di sopravvivere a me stesso: non c’era nulla di razionalizzabile nel separarsi dall’amore, non c’era formula.
Non c’erano conti matematici a dimostrarmelo, né letteratura che potesse lenire.
Se solo ne fossi stato capace mi sarei strappato il muscolo dal petto, se solo avessi potuto avrei strappato ognuno di questi maledetti fili e tubi.
Se ne fossi stato in grado sarei morto anch’io. Finalmente.
Chi meglio di me, in fondo, sapeva che ero nato giusto giusto per morire?
Eppure neanche volendolo morivo.
Sembrava tutto normale, come lo era sempre stato: intorno a me, ancora, si sarebbe mossa la macchina di persone e cose che era stata messa in moto per farmi vivere la vita.
Assistenti e infermieri avrebbero accudito il mio corpo mentre il mio cervello lavorava, produceva, creava, insegnava.

Flora è Flora. E non è poco.
Il giorno in cui capitò qui, come un ingranaggio di ricambio, ultimo tentativo di ripristinare la macchina dei soccorsi che io sabotavo costantemente opponendo continui rifiuti, era prima dell’ora ora di pranzo.
Si intrattenne per un po’ in cucina con chi l’aveva preceduta, poi si presentò nella mia stanza con una mela. Io me ne stavo girato dall’altra parte, incurante, sprezzante della sua presenza.
Si era seduta accanto al letto, aveva preso silenziosamente a morsi la mela, l’aveva masticata e sputata delicatamente su un piattino.
“Vuoi questa o preferisci l’omogeneizzato?” mi chiese sbattendo ritmicamente il cucchiaino sul bordo del piatto.
Era come se non fosse per niente affar suo tutto il tempo che sarebbe trascorso da lì alla mia decisione, alla mia fame, al mio cedimento e perfino alla mia morte, e lo ingannava al suono di una qualche musichetta allegra che le passava per la testa.
La odiai, e la rabbia per quella che io stavo considerando una mancanza di rispetto al mio dolore, fu così tanta ed inaspettata che le risposi una cosa che mai mi sarei sognato di rispondere, o anche solo di pensare.
“Quella!”, grugnii.
Fui così sorpreso dal mio stesso tono che mi misi immediatamente in allerta, aspettandomi che a sua volta lei mi si rivolgesse ancora, ostinata e adirata, o mi ficcasse tutto il cucchiaio in gola. Speravo solo che se ne andasse, magari sbattendosi dietro la porta in un fragore definitivo di legni e vetri.
Invece no.
Posò il piattino e disse “Bene, bene. Abbiamo la favella. Di là c’è pollo arrosto con le patatine, vado a prendertelo e te lo taglio fino fino”.
Insisteva a darmi del tu, notai, ma non mi domandavo se mi infastidisse o cosa; intanto lo notavo come un evento per me inusuale.
Stavo reagendo, e ragionando. Di fatto era questo da annotare.

Mia madre era l’amore.
Non mi perdonava le sciocchezze, mi dava spesso torto istigandomi alla ragione.
Se così non fosse stato io non le sarei sopravvissuto e non avrei capito, fra tutte le altre cose, che il dolore per la separazione altro non è che l’ultima, straziante conferma di un sentimento ricevuto e dato. Mi aveva cresciuto alla stessa identica maniera degli altri suoi figli, come se anche questo mi spettasse perché la salute compromessa non poteva essere un alibi al rammollirmi lo spirito.
Grazie a lei avevo preso una certa confidenza con le emozioni e tuttavia rimanevo confinato sull’altra faccia dell’amore, quello immateriale, incompiuto. E quindi, ora, anche irripetibile.
Flora somiglia a mia madre, per come mi tratta. Non mi è riuscito di mandarla via, anche se ci ho provato, Dio solo sa quanto.
Siamo pressappoco coetanei, ma non fu certamente per questo motivo che lei fin da subito ritenne di non dover mantenere le distanze.
Semplicemente per lei le distanze sono come le differenze, non esistono, e se esistono vanno colmate. A forza, se serve, quando è importante.
Dopo l’episodio della mela ce ne sono stati altri e diversi, scontri e contrasti. Reagivo e ragionavo.
Ma torno sempre a quello e mi chiedo se, davvero, sarei stato in grado di prendere in bocca quel cucchiaino se non per tentare di morire una buona volta, di schifo.
Eppure mi piace, Flora.
Mi piace come mescola il caffè del dopopranzo, prima il mio e dopo il suo, lentamente, perdendosi un po’ nell’accompagnare con gli occhi il vortice scuro nella sua tazzina e finendo sempre come si ridestasse appagata da un bel sogno, succhiando con sincera noncuranza il cucchiaino mentre mi racconta di questo o quello. O mi ascolta.
Io glielo devo dire.
Tanto non c’è pericolo che possa essere frainteso, non è di sesso che si parla: io l’ho sempre valutato dal di fuori, una condizione fisica e una questione umana che però non mi riguardano. E lei non ne vuole più sapere da quella volta antica, questo l’ho capito fra le righe.
Era rimasta incinta per sbaglio e dell’uomo sbagliato. Proprio quando aveva imparato ad amare il bambino che portava in grembo, e che sarebbe nato da lì a poco, questi se n’era andato tragicamente portandosi via con sé anche la possibilità di nuove gravidanze, e la probabilità di ricevere un altro perdono dai suoi genitori, agognato fino allo sfinimento, qualunque peccato avesse commesso. Così lasciò tutto e tutti.
Me lo aveva raccontato così, senza troppo ricamarci sopra.
Quasi un regalo quella breve confidenza, come a dire “Siamo pari. Non ti lamentare troppo, tu”, e aveva liquidato l’argomento con un gesto della mano, agitata nell’aria a scacciare un pensiero molesto come una mosca.
Credo che lei lo abbia proprio deciso di essere diversa, di non aver voluto approfittare di un fisico apparentemente sano per farci qualche cosa d’altro, solo per passatempo o per divertimento.
Si cura quel che basta, senza strafare, senza esagerare nemmeno nell’attirare l’attenzione al contrario. Piuttosto d’essere compatita, una come Flora partirebbe per la guerra.
Suppongo che nessuno come una donna a cui è stato fatto credere di aver fallito, di essere incapace di crearne uno, possa temere il futuro. Ma è disposta ad aggredire il presente, dissanguandosi per una causa che ritiene giusta.

L’ amore?
Flora l’amore lo pronuncia senza pronunciarlo mai, come si fa con certe malattie o con la felicità, per il timore di evocarle o di farsela scappare.
E’ un rischio ma glielo devo proprio dire che non mi schiferebbe un cucchiaino leccato. O direttamente un bacio.
Domani, domani glielo dico.
No. E’ già oggi. Oggi a pranzo glielo dico.
Le dirò cara Flora di primavera sì domani oggi glielo dico ho sonno domani Flora il cucchiaino mia madre l’amore il caffè ho sonno domani …
 
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view post Posted on 20/7/2023, 13:16
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Pirata

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il tema di questa tornata sembra facile ma non lo è affatto. non per me, almeno.
continuo a pensare a tutte le "prime volte" iconiche che disseminano una vita come pietre miliari e, in quanto iconiche appunto, mi sembrano tutte uguali: primo bacio, primo motorino, primo amore, prima bigiata a scuola, primo stipendio...
la vita è così': a guardar bene uno stampino dietro l'altro miliardi di volte, ma al contempo unica, costellata di prime volte "minori" che sembriamo dimenticare perfino noi. che meraviglia.
qua non so, al di là della locuzione in sé, quella citata dalla collega, a me questo racconto sembra una specie di rosario di prime volte appena avvenute, in cui la più importante è quella che avverrà domani. anzi oggi...

mi è piaciuto anche questo, sì sì



Edited by Lapè - 20/7/2023, 18:23
 
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view post Posted on 20/7/2023, 15:50
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Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

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(uso un carattere poco più grande del solito per riguardo ed in omaggio agli occhietti santi della PE, non sto urlando, nevvero?;-)

Indecentemente incommentabile e questo fin dal titolo, cazzo!

Ovviamente, se, per commentarlo non si volesse usare una parola che odio usare in trasmissione perché fin troppo usata ed abusata anche per descrivere una cosarella da nulla ma che vogliamo vendere, ossia capolavoro!

Siccome poi a me ormai di sentirmi dire che qui e che là e che inscì e inscià, io avrei il potere di condizionare con i miei commenti gli altri (magara, infatti vedi quante volte mi votano, a mè?! Ahah!), lo dico che oggi ho letto due racconti che, con enfasi e motivi diversissimi, ma con lo stesso entusiasmo, vorrei a fine gara votare entrambi, punto e stop!

Quando commento (e in genere quasi sempre, a dire il vero!:-) io sono solo Andy, non il Nostromo, ergo non conto una cippa lippa (sono molto più bello del Signor Stone e del Signor Longhy, è vero, ma questo non accresce le mie capacità di influencer! Ahah!) , ce lo so.

Quindi appunto molto laicamente dico e ribadisco quanto sopra: non so chi voterò, anche perché la lista potrebbe allungarsi parecchio e magari potrei ripensare ad un'opera già letta e commentata, rivedendo le cose in fase di seconda lettura, come no? Ma hic et nunc questi due li trovo due grandi racconti da podio e... da cartaceo, anche!

Grandi penne che ti fanno capire che saremo pure pochi, ma cazzarola i tre fin qui letti dimostrano al di là del mio gusto personale che sono poche ma saldissime penne, e so che ce le invidiano, anche... fanno bene, ma sono Fantasmi e Fantasmine d'Autore, quindi ce le teniamo noi, grazie amici!:-)

Racconto questo che (mi) fa male, per la semplice ragione che credo farebbe malissimo a chiunque di noi abbia avuto modo di conoscere e amare persone deboli nel fisico ma splendidamente poetiche nell'animo.

Non parlo quasi mai dei miei fatti personali, ma posso dire che, oltre ad aver avuto l'onore e il piacere di una piccola esperienza di volontariato con i cuccioli Down (di quelli a quattro zampe lo sapete, ma credetemi se dico che per me sono tutti cuccioli, e basta. L'unica cosa che li differenzia sono gli anni di vita, più brevi per i fratelli Pelosetti, più pesanti per gli umani, ma nulla di più. Infatti coloro che nascono così, diciamo sanno mantenersi cuccioli a vita come gli altri animali e mai trascendere al Tartaro delle bestie cosa che noi "normali" a volte commettiamo...) e tanti contatti con persone disabili, ho potuto fare il poco che ho potuto con la mia Mamma e con una cara zia di mia moglie che ha finito la sua notte terrena un paio di anni fa.

Ma torniamo allo splendido racconto che intanto pure lui (già: tre racconti tre persone diverse ma uguali: sempre la prima!... Ottimo, ce piace!:-) è narrato in quella insidiosissima ma veramente efficace prima persona e qui non poteva che esserlo, secondo me.

Non credo sia facile far parlare una persona che ha problemi nel corpo ma non certo nella capoccia e nell'anima, ma qui l'autore ci è riuscito in modo mirabile.

Penna poetica al massimo ma che non tracima mai in una ricerca formale eccessiva, anzi.

Questa creatura sa di essere "infelice" nel senso che si dava un tempo a questo genere di termine, riferito appunto agli handicap.

Eppure non c'è rabbia (e ci poteva essere, eccome!) non c'è cattiveria (e ci poteva essere, eccome!) non c'è nessuna "bestemmia" laica o meno (e ci poteva stare, eccome!), ma in compenso c'è tanta di quella dolcezza e saggezza da farti venire voglia di strapparti un pezzo di te (quanto basta, come nelle ricette... niente di più, perché in questa ricetta non c'è necessità di strafare, ma solo di condividere e... amare) e regalarlo all'Eroe di questo racconto, ché di quotidiano Eroe si tratta, a parer mio.

E' difficile (spero non vinca, ché recensirlo sarebbe un bel casino, nevvero?! Ahah!) mettere altre parole su di un testo che commuove, che ti ricorda cose che non ha mai dimenticato, ad esempio le violette (potrebbe sembrare strano, ma con due citazioni in più - e forse anche così. a dire il vero.. Flora docet!:-)- lo avrei trovato perfettamente in tema per la Crociera fiorita, tanto sono prorompenti e significative queste amabili corolle profumate)...

Bah, mi torna in mente... ma per ora no, per ora lasciamo dormire questa nuvola di dolcezza cullata dalla sua imperfetta fisicità che però gli ha donato una perfetta parte interiore: prezzo pesante, prezzo non richiesto, ma sinceramente stupendamente messo ad ottimo frutto.

Trovo infatti che il finale, descriva o meno l'adagiarsi in un sonno temporaneo o solo (fisicamente) eterno, per me vale la rosa, ma anche Flora meriterebbe capitolo, rosa e racconto a parte.. chissà che un bel domani?... ;-)

Oh, tanto detto, permettetemi ora di (s)lanciarmi come un segugio su di un'usta di Chata che mi è sovvenuta alla mente mentre leggevo: se a proposito o sproposito nin zo, ma così è (se vi pare!:-) e quindi la butto là... da noi questo genere di pesca a strascico è molto gradita, come tutti sapete, quindi...
Seguitemi!:-)

Allora: sono cristiano e cattolico (il peggiore, forse ma ci provo!:-), lo sanno tutti.

Ho alcuni valori, tra cui la Vita (dopo magari recupero un pezzullo sull'eutanasia, come tempo fa avevo promesso a Shadow; pardon mia cara:-) che per me sono sacri, lo sanno tutti.

Ho votato per la legge sull'aborto (una tragedia, ma ritengo sia sempre meglio una legge imperfetta che nessuna legge, lo sapete tutti).

Pur tuttavia, esattamente come, se non avessi comunque una famiglia con persone che credo potrebbero sopperire al poco che faccio per i nostri fratelli Pelosetti una volta io fossi chiamato per il mio Viaggio ultimo, non riprenderei più alcun animale da compagnia per quanto e nonostante tale mancanza mi strazierebbe l'anima e il cuore, mi sono chiesto centinaia di volte: e se a me fosse capitato di avere una/un bimba/o la cui amniocentesi (o altro esame prenatale, ovviamente) avesse acclarato che si sarebbe trattato di un cucciolo affetto da qualche cosa di grave (dalla sindrome di Down alle varie trisomie, eccetera) come avrei reagito?

Al di là delle mie problematiche diciamo etiche e dubbi confessionali, il punto che probabilmente mi avrebbe fatto decidere per l'aborto (ovviamente se e solo se in accordo con la ipotetica madre, giustamente ultima ed inappellabile istanza a cui adire) sarebbe stato quello che chiamerò "fattore PMG", ossia la possibilità di premorienza dei genitori.

Vedete, un tempo certamente certe malattie portavano spesso a parti prematuri (come nel racconto) o comunque davano meno e quasi nulle possibilità di scelta: ti nasceva il figlio con problemi?
Amen, te lo tenevi e lo accudivi finché al Principale fosse piaciuto tenerlo in vita, c'era poco da fare.

Sembra paradossale, ma un tempo questa... mancanza di scelta rendeva tutto più facile, sia pure nella complessità della vita a seguire.

Oltretutto esistevano raramente famiglie mono o bigenitoriali, nel senso che si avevano di regola -soprattutto nelle classi meno socialmente elevate-decine di parenti, nonne, zii e zie, eccetera, quindi anche se i genitori morivano, esisteva quasi sempre la possibilità di una adozione, più o meno legale.

Sto andando a spannometro, senza citare il benemerito Beato Cottolengo o i brefotrofi e i casi terribili che pure sono esistiti, vedasi per fare un esempio quello di "The Elephant Man" e di tanti altri freaks, ma andremmo lontano. Forse troppo perfino per me e i miei OT:-)

Semplicemente restando però all'attualità, credo che, visto quanto poco le Istituzioni possano fare in codesti casi, sarebbe meglio chiudere gli occhi nostri e quelli del feto, per quanto mi faccia orrore anche solo pensare una cosa del genere.

Una volta infatti mancanti i genitori e salvo casi come quelli lumeggiati, quella povera creatura come sarebbe costretta a vivere, senza una Flora a sbocciargli accanto...

Le Flora sono fiori rarissimi, in questo mondo spietato, ergo mi è venuto da pensare così e lo condivido con tutti voi, ringraziando questo autore che mi offre l'occasione per una riflessione molto difficile e dolorosa, ma che che concerne una realtà ahimè esistente, ergo va considerata.... forse.

Grazie e, manco a dirlo: in rosa!:-)
Andy


Edited by AndreaEmiliani - 12/9/2023, 13:49
 
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view post Posted on 20/7/2023, 17:25
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Pirata

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Andy, guarda che se scrivi in piccolo non è che sembri meno logorroico eh :P
fai un favore ai miei occhietti, ingrandisci un po'
 
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view post Posted on 20/7/2023, 17:32
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Io non sembro..
IO SONO LOGORRICO E QUESTO LO RIVENDICO CON ORGOGLIO! AHAH!

GUARDA, TANTO CI SARÀ SEMPRE CHI DIRÀ CHE SCRIVERE COSÌ NON VA BENE,CHE SEMBRA URLATO, ECCETERA!

MA IO SO' NOSTROMO E QUINDI ME NE FREGO E TI ACCONTENTO CON PIACERE...
ALLA VIA COSÌ!😀😁🥂🍀🏴‍☠️
ANDY
 
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view post Posted on 21/7/2023, 16:46
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Mozzo

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Una intera vita costruita con tante prime volte.
Non dovrebbe stupire, giacché bene o male le vite di noi tutti spaziano tra una prima volta e l’altra, ma in questo racconto entra in ballo il disagio e la delicatezza, spogliata da ogni sorta di vittimismo, con la quale l’Autore raggiunge e convince.
Non stupirmi di Flora è reazione naturale che avverto frutto di una compenetrazione profonda sviluppata gradualmente. ma decisamente, in lettura.

Gran bel racconto, grazie.
 
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view post Posted on 22/7/2023, 14:52
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Buongiorno!
Oh che piacere vederti Shadow!
Mi ero un filo preoccupato!:-)

Sai, hai posto un tema di interesse, almeno per me...
Dipende, secondo me, da come tu o io o un altro interpretano il tema, more solito ( qeusto rimane, lo ribadisco, uno dei concetti più discussi e dibattuti, nelle nostre crociere).
Prendiamo il famoso "Giorno della marmotta", ossia quella situazione per la quale uno si sveglia e ripete ogni attimo del giorno precedente.
Come fai a dire se è o meno in tema la descrizione di qeusta situazione?
Dipende, appunto.

Un malato terminale, poniamo, vedrà sempre come originalissimo e n uovo essere sopravvissuto alla notte precedente, forse?
Non lo so, sto solo buttando là un concetto o l'altro... fammi indovino e ti faccio ricca, giuro!:-)

Ha ragione la PE (che in questo mi ha plagiato, visto che l'ho detto anche al... Priore di Anzio, come diceva Totò!;) questo è un tema difficilissimo, anche se all'apparenza è facile come pochi.

Infatti, come vedo dal tuo intervento, ecco subito sollevare dubbi oppure invece trovare una assoluta tranquillità nella sfera dell'attinenza al tema.
Io appunto9 ce la trovo per le varie "prime volte" quotidiane e non, ma rimane che quella mela, per esempio è già una prima volta e così lo è la morte della madre, per dirne sue.

Certo che la vita è fatta di prime volte (anche l'amato Hannibal ha ucciso una prima volta, certo che sì, ma ogni volta è certamente come se fosse la prima, come negarlo?:-), ma bisogna vedere che cosa si voglia intendere.
Per me in fondo se dovessi proprio proprio scavare nei tre racconti fin qui letti, ci sono diverse prime volte in ognuno di essi, eppure li trovo tutti pienamente in tema.

Ripeto il concetto che mi accompagna sempre: se leggendo alla fine non ho sentito il tema, lo dico. Ma se nulla mia turba, vuol dire che (per me) qeul tema è stato colto.

Poi certo indagare è interessante, trovare il senso di un tema nelle pieghe, per dire, è un piacere sottile e spesso di non facile decodificazione.

Poi come al solito, tra un racconto più centrato nel tema e uno meno ma di livello superiore (sempre a parer mio) si sa che io sceglierò sempre il secondo, purché il tema ovviamente non sia assolutamente assente, questo è poco ma sicuro.

Sul discorso della vita di una persona con problemi, io ho detto già, ma non credo sia la situazione che mi conquista, come del resto possono essere banali le perplessità su altri, come sempre accade.

E' più questione d'insieme, quindi direi molto personale e qui direi anche importante è il titolo: placebo, ossia un amore che in realtà neppure sappiamo se sia un principio attivo o semplicemente acqua fresca(per me c'è amore, anche in Flora, perché non sono per niente sicuro che chi fa assistenza per mestiere non sappia donare anche more.. Io ho soppresso diversi animali quando ero all'ENPA, cosa che credo di aver detto, eppure non ho mai perso un grammo dell'amore per loro, nonostante la mia parte razionale abbia consigliato quell'azione. Non parlo dei miei, ovviamente, perché per loro è come per te, questo è sottinteso).

Pensate un cosa: ho riletto proprio stamane la parte finale, per me davvero bellissima: intendo proprio l'ultimissima riga: e se, magari per la prima volta, quel sonno (indotto.. ci siamo capiti, credo) fosse un vero placebo d'amore?
Se, poniamo, Flora avesse...
Può il sonno eterno essere questo?

E' un'ipotesi, tanto il racconto non è mio (quando mai così stringato, ragazzi? Ahah!).
Mi sa che davvero devo ripescare quel vecchio pezzullo... Ragazzi, vi aspetto là e chi non chata con me... come da video, voilà!:-)

Video

Andy

P.S. Shadow, scrivi, cara... ti lego sempre con piacere e se rubi un'idea, vorrà dire che farai come sempre hanno fatto tutti color che ci hanno preceduto plagiando i nostri racconti, ossia scrivendoli prima di noi, maledetti! Ahah!
 
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view post Posted on 22/7/2023, 18:44
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Intanto grazie della tua interessantissima testimonianza che sento forte,come deve (o almeno dovrebbe essere, ahimè!) Per chiunque che voglia essere annoverato come animale umano e non bestia,ma ti sai cosa intendo visto che ne ho parlato spesso anche qui sopra.
Ritengo-ma sommessamente, perché di tali argomenti si può solo sommessamente riflettere. Non è da me essere sommesso,na in certi casi cerco di esserlo 😊- ritengo, dicevo che si tratti appunto di un caso di egoismo, seppure in perfetta buona fede .
Non sano egoismo,sia chiaro!
Egoismo malato,che non si arrende.
Io,come tu sottolineavi, credo che,con tanti bimbi da adottare (hai fatto caso che la Chata è come le ciliegie,una tira l'altra! Ahah!). Certo sarei ipocrita se non accennassi alle assurdità burocratiche per un'adozione nel nostro paese che da sì che tante coppie finiscano o per lasciar perdere,o anche all'estero, invece di abbracciare un cucciolo nostrano.
Poi qui su aprirebbe una serie di capitoli che vanno dalle varie forme di fecondazione assistita ed eterologa (utero in affitto) che meriterebbero un discorso a parte,ma forse ammetto che andrei troppo in OT... O forse no,ma essendo in gara non voglio troppo staccare l'attenzione dal racconto. Ne possiamo sempre parlare in apposito post, evidentemente.
Sull'attinenza al tema torno a dire salomonicamente: Uniquique suum!😀😁
Mi rendo conto che ognuno deve sentire le cose come je sente e questo è il bello, alla fine!🤗
Certo, negli altri due racconti il tema è esplicitamente esposto, su questo non ci piove.
Quindi giusto il tuo dire, ma sono così affascinato da chi mi fa riflettere,che tutto sommato un tema meno evidente è una bella esca di Chata, ergo...
EVVIVA TUTTI NOI E PURE I TEMI DIFFICILI (come al solito con Crazy Cappy Cappy è catullianamente Odio e Amore, in parti eguali! Ahah!)
Okay, ragazzi,mi preparo ché domattina si va sul ciuf ciuf!
Visto che tanto soffri d'insonnia,Shadow,ci si trova verso je quattro e mezza cinque per croissant e caffè, okay?😀🍀🥂🏴‍☠️
Buona ninna,gente!
Andy
 
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view post Posted on 23/7/2023, 04:37
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Buongiorno...
Sui Piccini Pelosetti qui tra noi manco ne parliamo, tanto siamo tutti gente che il "Pacco" una volta amato se lo prende dal canile al Ponte e chiusa questione.

Non per tutti purtroppo è così, ma appunto tra noi sarebbe perfino pleonastico dirne, almeno per quanto riguarda i presenti.

Sulle adozioni ci sarebbe da parlare per giorni, infatti,ma il discorso per me verte su territori molto complessi,da tenere buoni per una Chata di quelle serie e belle!😀

Per il placebo... l'autore in fondo non ci dice esplicitamente se l'amore di Flora sia amore vero (mi pare che anche tu,come me, tale lo consideri, giustamente. Si sbalio mi coriggerai!😁😀).

Certamente per converso è pressoché esplicito il fatto che lo sia per il protagonista.

A questo punto potrebbe esserlo davvero, un placebo,ora che la mamma (sul cui amore vero non si discute) è mancata.

Un sostitutivo che per lui è vitale, perché il placebo non funziona se il paziente non crede che sia un farmaco efficace.

Trovo che l'abile non detto renda invece perfetto il titolo.

Poi,che mai il vero amore possa essere un placebo sono pienamente d'accordo con te e vale per tutte le sue forme ed espressioni, naturalmente.

Purtroppo spesso si fa placebo di tante cose che vengono erroneamente chiamate Amore, ma sono in verità acqua fresca,non certo principio attivo, ahimè!

Tuttavia, e mi taccio (per ora!😁😀), invecchiando ho capito che volte è meglio un placebo che salvi esattamente come un vero principio attivo che un vero amore dichiaratamente inesistente e totalmente assente.
Se sono convinto che la cura sia valida, vivo, altrimenti, conscio che nulla esista su salvifico,muoio anche se ciò non sarebbe... diciamo necessario, ecco qua.

PenZierini complessi e vieppiù stante l'ora...
Ottimo esercizio contro

l'arteriosclerosi, quindi grazie della riflessione!😊🤗🙏🥂🍀🏴‍☠️
Andy
 
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view post Posted on 23/7/2023, 08:30
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Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

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Esattamente...
Però perdindirindina,mi sa tanto che, fino a un dizionario credo lo abbiamo tutti, qui dentro!😁😀

Quindi, sempre per sillogismo, più o meno aristotelico: esistono i dizionari, tutti presumibilmente ne possediamo uno o più,on line o cartaceo che sia.

Ergo forse non è necessario un intervento del genere, che (a me ) non suona più di dialogo ma di tentativo (legittimo, sia ben chiaro!) di imporre una oggettiva valenza del tuo pensiero rispetto ad altre interpretazioni.

Ovviamente posso male interpretare,capire e percepire,ma siccome così è, dico nella massima e sincera serenità quanto ho appena detto.

Peraltro, visto e considerato che a questo punto sappiamo tutti cosa voglia dire placebo (che ,fino a prova contraria,io posso usare come me pare, con valenza di allegoria e perfino di metafora fuori dall' ambito strettamente medico da te ricordato. Si usa farlo,in letteratura e anche in ambito di Ars retorica,se non vado errato e senza violare alcuna legge, oso dire!😀😀) Il che vale anche per il termine percezione e suoi derivati, ovviamente.
Sicché forse potresti cercare di capire che non siamo del tutto a digiuno in fatto di comprensione della lingua del Gran Padre Dante e il tuo (involontario, immagino e suppongo, percependo) modo di esporre potrebbe dare un filo fastidio, perché se è vero, come è vero che di maestri se ne ne ha (io, almeno!😁😀) sempre bisogno,
è non meno calzante la seguente citazione:
"Adelante Pedro!...Con judicio!"

In effetti -oso dire parlando di tutti noi- che siamo dunque tutti in grado di capire e percepire ciò che un racconto voglia o non voglia dire, sempre secondo il nostro personale sentire (ti risparmio la citazione dallo Zanichelli sul significato letterale del verbo sentire e suoi possibili utilizzi a seconda del contesto, perché so che ci arrivi perfettamente da sola!😊)

Quindi io non capisco, ma percepisco quanto detto, poi se vogliamo continuare così, perdonami ma nella piena libertà di ognuno in quanto a commenti,io mi avvalgo di quella di essere un po' annoiato e sinceramente (bisogna esserlo,tra amici) anche lievemente infastidito.

Nulla di personale,ma trovo in generale che cercare troppo il pelo nell'uovo poi diventa qualcosa che percepisco così: eccessivo.

Ma è gusto,mio,non diktat né tantomeno ukaze (scusate,ma sto studiando un pochino le Sante Icone di Russia, quindi ogni tanto mi piace fare lo Zar!😁😀)
In ogni caso, l'interpretazione che io stesso ho dato dei verbi nel racconto che tu citi,in calce a questo e naturalmente al terzo (ovvero il primo, pardon!🤣),con relative involuzioni e riflessioni anche le tue,come sempre apprezzatissime, lo sai) dimostrano che stiamo qui per chiacchierare,non per porre verità rivelate.

A meno che uno non mi dimostri di essere stato più veloce di un certo Anziano nella scalata di un determinato Monte e quindi avergli sottratto il dono di un paio di graziose e decorative Tavole di pietra,io credo che nessuno dovrebbe per principio cercare di ergersi a detentore del Verbo,tutto qui.

Caramente dobre dien,amici!
A dopo, con buoni risultati di lavoro, spero!
Alla via così!
Andy



P.s. te credo che il caffè era ottimo!
Lo avevo, come promesso, preparato io insieme ai croissant;e daje,su! Ahah!
 
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view post Posted on 23/7/2023, 09:20
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Pirata

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La lettura di un racconto deve farmi dimenticare il giorno il posto e l'ora...per dirla con una famosa canzone, ma anche il nome, l'anno, il tempo, il perchè. Deve ingoiarmi e catapultarmi dentro virgole e parole. Devo, cioè, smettere di essere me e trasformarmi in un oggetto di scena o in un personaggio e sentire, sentire, sentire...tutto ciò che viene narrato. Devo avere voglia di scoprire cosa accade appena andrò a capo, divorare ogni cosa e arrivare alla conclusione con un'espressione che magari non è sempre la stessa ma che racconta senza parlare il mio stato d'animo. Questo è un racconto straordinariamente coinvolgente, misurato, a volte asciutto, a volte no. Complimenti.
 
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view post Posted on 23/7/2023, 10:27
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Grazie per il gradito augurio, Shadow!

Do per principio come acclarata, giustamente la buona fede di ognuno,ci mancherebbe altro!

Così non essendo,ti garantisco che se fosse un soggetto (ricorderai, nevvero?),una mela marcia,prima che infetti tutto il cestino delle mele,lo sbatto fuori,sia pure esso o essa la migliore penna del mondo (noto che da noi me rare teredini sono sempre state Penne di qualità..si vede che siamo bravetti e attiriamo golosamente pesci gruoss 'assai,il che mi dà piacere e mi onora!🤣)
Detto ciò...
Io ho detto quanto percepisco e ho percepito; registro che per esempio ti non vedi metafore ed altro.
Benissimo, hai pieno diritto di dirlo e io del pari, come ognuno di noi.
Non faremo un duello rusticano, anche perché sono anni che non lancio coltelli,fin dai tempi in cui lavoravo con Barnum per arrotondare la stasi di arrembaggi in inverno! Ahah!
Detto ciò, ricordo che anche il ping pong fu utile tra Cina e Russia,ma qui non c'è e non voglio ci sia guerra alcuna, né calda né fredda,mi pare ovvio!

Per il resto ti sei donna di vaglia e dunque...
C'est le tone qui fait la musique e bon credo a serva il vocabolario, nevvero?😀Intelligenti pauca!😊😀😁
Uniquique suum,ma sempre con judicio,a meno che uno non voglia farsi una pelliccia di cheratina pulciosa,ma con sto caldo,Nun me pare cosa! Ahah!
Fa caldo, raffreddiamo i bollenti spiriti e diamo un po' di calci... ehm, sollecitare affettuosamente i ritardatari, ché qui agosto quando arriva arriva... Taaac!😀😁

Scusate ma sono giunto in studio...
Forza,a laurè, gente!
Andy
 
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view post Posted on 23/7/2023, 15:36
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Ecchime, pardon...
Ovviamente scherzavo con le guerre fredde e calde...
Purtroppo ne viviamo un vera, ahimè!
E qualche cojone ti chiama incazzatissimo perché facciamo Icone e quindi siamo putiniani... Sarebbe da ridere,ma a me fa piangere...di rabbia, guardate!
cazzo c'entrano i Russi che o stanno zitti o finiscono male grazie al gangster dì Mosca io non lo so!
Io credo il mondo sia impazzito, davvero!

Finita ora trasmissione (disastro totale,ma tirèm innanzi!😁😀).

No,non mi riferivo a te altrimenti l'avrei detto e magari in privato.
Mi riferivo anche a Berdin, Giusto.
Anche, però perché senza fare nomi,ti posso assicurare che Teredini ben più in gamba di quello ne abbiamo avute diverse,ma anche brave, come penne per esserti onesto.

Eppure, quando la loro natura repellente è uscita allo scoperto,un calcio e ai pesci(cani, ovviamente!😀)

Berdin era un pazzo odioso che però c'è l'aveva solo con te,more or less (ma che gli fai ai pazzi!?🤣) almeno all'inizio,ma nonostante le molte richieste di riammissione, sta dove deve stare, ossia fuori bordo!

Ora scappo per il treno e tu disciplina Pennywise ché non faccia il pagliaccio sennò sono guai,okay?

Vo A prendere il trenooooo!😁
Andy


Edited by AndreaEmiliani - 23/7/2023, 17:44
 
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view post Posted on 24/7/2023, 09:39
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Pirata

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"la salute compromessa non poteva essere un alibi al rammollirmi lo spirito."
buongiorno a tutti, secondo voi (ci) si rammollisce LO spirito o NELLO spirito?
- rammollire lo spirito
- rammollirmi nello spirito, io preferisco questa con la preposizione articolata che scioglie un po'
una delle due: comunque, scritta com'è, 'sta frase mi fa incartare



 
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view post Posted on 24/7/2023, 10:08
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Pirata

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CITAZIONE (Lapè @ 24/7/2023, 10:39) 


"la salute compromessa non poteva essere un alibi al rammollirmi lo spirito."
buongiorno a tutti, secondo voi (ci) si rammollisce LO spirito o NELLO spirito?
- rammollire lo spirito
- rammollirmi nello spirito, io preferisco questa con la preposizione articolata che scioglie un po'
una delle due: comunque, scritta com'è, 'sta frase mi fa incartare




"rammollire lo spirito"o "rammollirmi NELLO spirito" , personalmente eviterei " rammollirMi lo spirito". ma è una questione di lana caprina. Nella prima espressione abbiamo una sorta di personificazione dello spirito, cui attribuiamo la proprietà di rammollire. Siamo abituati- è vero- ad utilizzare aggettivi come "duro" o "debole" in riferimento allo spirito, personificandolo appunto.Nella seconda, invece, torna la centralità della persona ma sempre in senso metaforico poiché la mollezza cui fa riferimento si avverte a livello meramente sensoriale ed emotivo. Ergo....fate 'mpo come ve pare, che nulla toglie in bellezza a questo scritto che ci accompagna attraverso sfumature emozionali straordinarie. E quel cesello in ultima riga, cui l'assenza di virgole fa scivolare nel sonno, o nell'oblio. Fate 'mpo come ve pare...
 
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22 replies since 20/7/2023, 07:14   431 views
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